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Educazione di sala

  • Immagine del redattore: massiddaluca
    massiddaluca
  • 3 set
  • Tempo di lettura: 7 min

La sala ballo è un luogo particolare: un po’ magico e un po’ sacro, ha le sue regole tramandate, di generazione in generazione, prevalentemente per via orale. La danza si trasmette principalmente tramite il rapporto dal vivo tra insegnante e allievǝ, condividendo conoscenze, competenze e regole di buon comportamento. L’educazione di sala è l’insieme di norme di comportamento, di igiene personale e di rispetto del prossimo che permettono una migliore convivenza dentro quel micro-cosmo che è la sala danza.

Classe di riscaldamento con Greta Puggioni e Luca Cappai © Luca Di Bartolo
Classe di riscaldamento con Greta Puggioni e Luca Cappai © Luca Di Bartolo

Che cosa si intende, quindi, per educazione di sala? Che ambiti abbraccia? Quali sono le regole non scritte? In base a ciò che è stata la mia esperienza da studente e quella che è adesso la mia esperienza da insegnante, sono qui a raccontarvele un po’. La prima cosa da evidenziare è la puntualità. Uno dei miei primi insegnanti, il Maestro Ruben, mi aveva detto: “la lezione inizia prima di entrare in sala”.

Non avevo capito granché questa frase, poi i compagni dei corsi più avanti mi avevano consigliato di arrivare prima in scuola di danza per prepararmi. Piano piano, seguendo i consigli dei compagnə e dei colleghə che ho conosciuto, mi sono costruito la mia routine di riscaldamento fisico e mentale da fare prima di iniziare a danzare in sala o su un palco. Da insegnante, riconosco che viviamo in una società frenetica che ci porta a voler e dover fare tante azioni (scuola e varie attività per i più piccoli, lavoro e famiglia per le persone adulte) e non si ha sempre il tempo di passare tranquillamente da un’azione all’altra. Richiedere e richiedersi puntualità ha tuttavia grandi benefici: permette allǝ studentǝ di avere tempo di riposo mentale per avere una classe concentrata sul tema della lezione, fare lezione col cervello sgombro da pensieri e con possibilità di concentrarsi al meglio.

Arrivare “presto” significa avere un po’ di tempo per sé e per gli altri: ci si può scaldare il corpo, si possono fare esercizi specifici di potenziamento, si può ripassare la coreografia o la lezione, si possono provare passi nuovi, si possono guardare le lezioni (o le prove) di altre corsi, si possono coltivare i rapporti umani (senza parlare a voce alta, eh!) che risultano importantissimi per una buona chimica da portare in scena. Non dico di arrivare davvero un’ora prima, ma prendersi un po’ di tempo per se stessi e non lanciarsi dalla macchina\metro in corsa direttamente alla sbarra è davvero utile. Specialmente perché così, sia da studenti che da insegnanti, si potrà utilizzare al meglio il tempo in sala. Si sa, il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo: non buttiamola via! Abbigliamento e capelli Per quanto possa sembrare banale scriverlo, ogni attività ha il suo abbigliamento preciso.Nessuno andrebbe mai a fare sub con le scarpette da calcio, giocare a padel con la racchetta da ping pong o correre i 100 metri piani con le protezioni da taekwondo, così come non si andrebbe mai a lezione di danza con le pinne. Ammetto, ai tempi della scuola non sono stato un grande fan delle regole riguardanti l’abbigliamento, ma ho imparato col tempo a “giocare” rispettando le etichette di abbigliamento. Ho sempre odiato vedermi in accademico (altro nome della calzamaglia) lungo, cioè con le gambe coperte fino alle caviglie, perché preferivo avere le “gambe nude”. Quell’immagine allo specchio mi faceva sentire meglio, ma quando si studia in una scuola, la regola deve essere rispettata. Solitamente l’insegnante, in accordo con le regole della scuola e dell’attività che si vuole studiare, richiede “ordine”: capelli raccolti, abbigliamento preciso (spesso una vera e propria divisa), scarpe o scarpette specifiche per quella tecnica. Le istruzioni dell’insegnante derivano dall’osservazione delle regole interne della scuola e di quelle della danza in generale, e per questo vanno assolutamente rispettate. In sala iniziamo anche l’educazione alla propria figura: il riflesso della propria immagine tramite lo specchio permette di aumentare, col tempo, la capacità propriocettiva ed immaginifica di ciò che stiamo facendo con il nostro corpo danzante.Due parole sui capelli. La richiesta di avere i capelli raccolti ha svariate ragioni: una è per limitare le fonti di disattenzione e i movimenti involontari per spostarseli da davanti agli occhi o sistemarseli durante le legazioni più lunghe, perché tutto ciò che non si controlla in sala non si controlla in scena. Il capello raccolto in un determinato modo serve anche ad evitare di tirarseli e strapparseli durante il lavoro a terra, e serve anche a evitare di frustare il viso del partner quando si fa passo a due, o frustarsi gli occhi nelle sequenze di giri. Un’altra funzione è la sperimentazione: permette alle ragazze (specialmente) di provare nuove acconciature, perché in repertorio ogni personaggio ha una capigliatura diversa, e quindi di giocare con le regole del “capello raccolto”.In una realtà con delle regole abbastanza rigide, dove siamo tenutə ad indossare una divisa di un colore ben preciso per la classe, possiamo perciò esprimerci giocando coi capelli. Prendiamo ad esempio il classico chignon da sempre associato alla figura della ballerina: possiamo farlo ad altezze diverse (alto per slanciare ulteriormente collo e testa, basso e schiacciato per emulare Giselle) per trovare variazioni sul tema nel pieno rispetto della regola. Per avere i capelli in ordine, ma sempre ben raccolti, possiamo provare a fare il french twist (la banana), movimentare un po’ il raccolto con i torchon (torciglioni in italiano), usare forcine e piccoli fermagli brillanti per avere un punto luce nei capelli, oppure ancora possiamo riesumare dagli anni ’80 più profondi le fasce elastiche che coprivano gran parte della testa in pieno stile Natalia Makarova. Si rispetta la regola del capello raccolto e lontano dagli occhi, ma non si rinuncia alla propria personalità.

Correzioni post generale ©️ Luca Di Bartolo
Correzioni post generale ©️ Luca Di Bartolo

Parlare e fare domande Al contrario dell’immagine comune, a lezione o in prova si parla tanto.L’insegnante, o ancora di più chi crea coreografie, cerca un grande dialogo con coloro che studiano o praticano danza. La danza è un linguaggio comunicativo, prevalentemente tramite il corpo, che serve a veicolare un messaggio; l’insegnante insegna la grammatica dei movimenti, ma deve per forza passare anche tramite la spiegazione orale; così come quando si creano coreografie si cerca di creare un ambiente favorevole di crescita e di confronto per il miglioramento del risultato finale. Per vedere quanto parlino gli insegnanti a lezione basta andare su YouTube a vedere qualche lezione del World Ballet Day (che si terrà a novembre) per vedere quanto parlino le Ballet Mistress e i Ballet Master a lezione, e se parlano così tanto coi professionisti… immaginatevi quanto parlano gli insegnanti ai corsi amatoriali! La cosa importante da trasmettere alla classe, specialmente se giovane, è la capacità di identificare il momento giusto in cui poter parlare e comunicare, e quali sono invece i momenti in cui bisogna solo ascoltare e concentrarsi sul fare. Io sono sempre stato un chiacchierone e ho imparato a mie spese (con qualche bernoccolo in testa) che non dovevo sempre parlare. Ai tempi della scuola arrivavamo circa un’ora prima della lezione per scaricare le nostre energie e per provare nuove cose, coreografie di repertorio, fare gara di fouetté sulle Spice Girls e chiacchieravamo tanto… ma tanto! Tuttavia, in classe tendevamo a non parlare tra noi allievǝ, se non un po’ durante il centro quando venivamo divisi in gruppi. Arrivato poi in Compagnia, con la lezione alle dieci del mattino, si arrivava già mortə al primo esercizio a causa vuoi di uno spettacolo la sera prima, vuoi del rientro da una tournée o per via delle prove pesanti del giorno prima… la voglia di chiacchierare durante la classe era pari a zero. Quando ero in Germania, iniziavo a verbalizzare i saluti ad alcunǝ colleghǝ alle piroette in centro, quindi circa dopo 50 minuti dall’inizio della classe. Ci sono mille e uno momenti per coltivare le amicizie in sala, per raccontarsi fatti personali e confrontarsi con insegnanti e colleghǝ, e, a meno che non siano discussioni proposte dall’insegnante, sarebbe meglio limitare al minimo le chiacchiere tra allievə a lezione. Come per il “parlare”, l’immagine comune che è arrivata al grande pubblico è che i danzatori o le danzatrici non facciano domande e che sappiano già tutto. Niente di più sbagliato. Da studente facevo tante domande: volevo comprendere quel movimento, volevo farlo mio e farlo bene. Guardavo, provavo ma soprattutto chiedevo maggiori delucidazioni. Da professionista, quando ho iniziato ad affrontare coreografie con movimenti e dinamiche più complesse di quelle che conoscevo già, mi capitava di fare tante domande al coreografo o alla coreografa per capire al meglio cosa volesse da me come interprete, capire fino a dove potevo “spingere” l’interpretazione e la tecnica e, a volte, per pulire il meglio possibile le coreo di gruppo. Questa mia esperienza da ballerino mi ha portato, diventato insegnante, a una grande convinzione: non esistono “domande stupide”. Le risposte possono essere serie così come possono essere banali, ma già che unǝ studentǝ ponga domande per un suo miglioramento personale è una vittoria. Chiedere per capire, chiedere per chiarire, chiedere per confermare l’istinto, chiedere per migliorare, insomma, fare domande: è questa la chiave dell’apprendimento dinamico!

Concentrazione, attenzione e memoria La danza è una palestra incredibile per la concentrazione; chi danza deve compiere tantissime azioni contemporaneamente cercando di compierle al meglio. Durante la lezione si allena tantissimo la memoria, che non riguarda solo ricordarsi gli esercizi e le coreografie, ma soprattutto le correzioni da applicare. Si allena anche l’attenzione verso se stessi e verso il resto del gruppo, si affina l’empatia e si scava nel proprio profondo. Allenare e tenere l’attenzione e la concentrazione è una delle finalità della lezione di danza, così da poter andare in scena sicurə e consapevoli di ciò che si sta facendo e di ciò che si vuole comunicare.


Igiene personale La danza è una attività a medio-forte impatto sul corpo, che richiede un gran dispendio di energie mentali e fisiche e che porta ovviamente a sudare. Spoiler Alert: a lezione di danza si suda, e anche tanto! A seconda della tecnica studiata, si può utilizzare perfino il piede nudo: immaginate dopo sei ore di studio, il floreale sentore di lillà della sala di danza… Curare la propria igiene personale deve diventare un’ottima pratica: deodorante, salviette umide, asciugamani e unghie corte sono grandi amici del corpo danzante e anche di chi condivide la sala con noi. Rispetto La danza classica è un ambiente con una gerarchia ben precisa, e, anche se man mano che ci si sposta verso le tecniche (e le compagnie) moderne e contemporanee le gerarchie sono meno marcate, sono presenti sempre dei ruoli ben precisi. Bisogna imparare a rispettarsi e a rispettare tutto e tutti. Rispettare gli spazi personali e peripersonali (chiarirò tra qualche articolo cosa si intende per peripersonali) propri e altrui, rispettare la struttura, rispettare il lavoro delle altre persone (i compagni di sala e tutte le figure professionali che ci circondano): sono tutti aspetti da applicare in sala che aiuteranno poi anche nella vita di tutti i giorni. Volevo essere breve e l’ho finita a scrivere tantissimo. In soldoni, ciò che bisogna ricordarsi è sempre: il rispetto delle regole, l’ascolto attivo, l’attenzione verso il nostro e il corpo altrui e la costante ricerca di miglioramento in tutti gli ambiti.

Spero che questa raccolta di pensieri possa aver aiutato qualche neofita. Mi rivolgo a chi studia o lavora con la danza: mi sono dimenticato qualcosa? Fatemelo sapere nei commenti e discutiamone!

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