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La bella addormentata

  • Immagine del redattore: massiddaluca
    massiddaluca
  • 20 mag
  • Tempo di lettura: 7 min

Domenica 18 maggio ho assistito all'ultima replica de "La Bella Addormentata" portata in scena dalla Compagnia Nazionale Lettone (alias Balletto dell'Opera Nazionale Riga) presso il Teatro Lirico di Cagliari, e ho tanto da scrivere in questa recensione non richiesta. Al solito la “recensione non richiesta” è una recensione semiseria con largo uso di iperboli, superlativi e pregna di ironia. Conosco il lavoro del danzatore: il rispetto nei confronti di tutti gli artisti e le artiste della compagnia è massimo, così come ho il massimo rispetto nei confronti di tutte le maestranze teatrali che lavorano nel dietro le quinte per la messa in scena. Devo ammettere che "Bella Addormentata" non è uno dei miei titoli preferiti: musicalmente è squisita ma è un balletto lungo, prolisso e pensato (giustamente) per un altro genere di pubblico rispetto a quello attuale. Per me si potrebbe tagliare completamente il "secondo atto", cioè l'atto della comparsa del Principe Désiré e della "visione". Tutto il balletto è sulle spalle del corpo di ballo, delle soliste femminili e della protagonista Aurora; forse per la mancanza di grandi danze maschili non mi ha mai appassionato, non so.

La Compagnia è una bella Compagnia: bei fisici, belle tecniche, belle (a volte ottime) esecuzioni. L'adattamento coreografico fatto dal Direttore Aivars Leimanis è stato abbastanza "classico", anche se alcune modifiche rispetto alle versioni che conosco meglio (da spettatore) mi hanno lasciato un po' interdetto.

Nota dolente sono stati i tutù di Ināra Gauja (responsabile dei costumi e della scenografia): li ho trovati non abbastanza opulenti, non avevano la solita costruzione a corsetto, sembravano "poveri" e dai colori troppo saturi e pop per una "Bella", non delicati e fiabeschi come invece erano i costumi della corte e del corpo di ballo. Il tutù rosa shocking di Aurora nel primo\secondo atto era un pugno nell'occhio. Sembravano dei tutù che si possono vedere ad un saggio, non in una produzione di un Balletto Nazionale.


Tutti i protagonisti durante i saluti finali.
Tutti i protagonisti durante i saluti finali.

Parliamo però della danza danzata più nello specifico. Il "prologo", in questa versione chiamato "primo atto", è la festa di battesimo della Principessa Aurora. Il Re e la Regina accolgono la corte e le Fate, grazie al Maestro delle Cerimonie Catalabutte, un ruolo solitamente poco danzato e più di carattere, che però in questa versione danza, e anche tanto. Antons Freimans regala un’interpretazione divertente e sicura di un ruolo solitamente "minore", con delle bellissime gambe. Oso un pensiero: qui Leinmanis ha voluto citare chiaramente il "balletto di corte" di Luigi XIV e c'è riuscito, il rimando alla tecnica seicentesca (tradotta in un linguaggio ed in una esecuzione più moderna) era chiarissimo. Peccato la terrificante parrucca arancione che han messo in testa a questo povero personaggio e peccato anche scompaia completamente nel terzo atto.

Dopo aver la presentazione dei regnanti e della corte  ecco l'arrivo delle protagoniste del "prologo": le fate buone.

A seconda della versione il numero oscilla tra 6 e 7, e qui Leinmanis ha optato averne sei. L’ingresso delle fate mi scricchiola un po', non mi ha entusiasmato, (così come i colori super-saturi dei tutù, come già ho detto).

Il "prologo" è le variazioni delle fate, coreograficamente abbastanza di repertorio. Tutte le soliste hanno fatto un lavoro egregio, portandosi a casa delle esecuzioni corrette e belle. Una però mi ha colpito per fisicità e per bellezza: la Fata Blu (cioè, la variazione "Coulante–Fleur de farine") danzata da Paula Lieldidža-Kolbina. È emersa nel gruppo delle fate e ha attirato il mio sguardo per tutti i suoi ingressi da corpo di ballo, primo e secondo atto,  e successivamente da "pietra preziosa". Altra fata che mi è piaciuta molto nella variazione è stata la Fata Gialla (variazione "Canari–qui chante"), anche se trovo la variazione che ha ballato una delle più brutte del repertorio classico. Non ho apprezzato molto, purtroppo, la fata più iconica del gruppo: la Fata dei Lillà (La Fée des lilas–voluptueuse) interpretata da Alise Prudāne-Spridzāne, qui vestita di un viola troppo rosso per i miei gusti. Colore del tutù a parte, sia nella variazione del prologo che in tutto il resto del balletto non ho apprezzato le sue doti interpretative, trovandola un po' piatta. Tecnicamente poi, ho visto poca tenuta della scapola destra, che ogni tanto partiva per la tangente, e l'essere un po' troppo precipitosa nella diagonale di arabesque-fouettè concatenati con le piroette en dedans: la figura dell'arabesque non durava abbastanza sulla musica, probabilmente essendo lei preoccupata per la parte successiva dei giri.

Manca una fata all'appello: la malvagia Fata Carabosse, l'antagonista della storia, colei che maledice la povera principessa in fasce perché né Re Florestan né la Regina (che a sto giro non ha un nome) l’hanno invitata al battesimo di Aurora, facendo ricadere tutta la colpa su Catalabutte. Maledetti padroni...

Laine Paike è stata bellissima: sicura tecnicamente, cattiva per essere cattiva, sempre sul pezzo e sempre nel personaggio. Interpretazione al bacio. Nota dolente: i costumi degli scagnozzi di Carabosse: osceni. Non si capiva che diavolo rappresentassero... erano topi? Pipistrelli? “Gabbiani-con-le-zampe-davanti-e-il-becco-woowoo” (cit. Rina Casti)  di colore nero? Boh! Questo primo atto termina con la "battaglia" e la scacciata della cattiva ad opera della Fata dei Lillà. Ero interdetto sul fatto che avessero diviso il prologo dal primo atto, poi vedendo lo staging ho compreso questa decisione.

Ci siamo spostati dall'interno della reggia al giardino delle rose, dove si celebrerà il compleanno di Aurora e la presentazione ai quattro principi pretendenti della sua mano.Inizia il corpo di ballo che danza il "Valzer delle Ghirlande" (anche se nella mia testa risuonava il testo di "So chi sei, vicino al mio cuor ogni or sei tu [...]" della versione animata da Disney), confermando la pulizia presentata nel primo atto: compaiono i quattro "principi" ed i loro costumi sono tutto un programma.

Associati a quattro colori, a mo' di Power Rangers o di guerriere Sailor, (verde, blu, viola e arancione) hanno fatto il loro lavoro in maniera egregia, ma i miei occhi finivano sempre sui loro "micro mantelli da costume di carnevale" acquistabili da Tiger. Quei costumi eran belli da vedere ad occhi chiusi. Finalmente arriva la protagonista, interpretata da Yuliya Brauer, che è un'Aurora molto credibile, fisicamente minuta e dalle linee lunghissime. Si presenta con un tutù rosa shocking di cui ho già parlato, riempiendo la scena di gioia e di buona tecnica.

Il primo atto è un duro banco di prova per qualsiasi Aurora: c'è da danzare un ingresso stra zompettante, poi c’è l'"Adagio della Rosa", che è un adagio spaccagambe, e "infine" una variazione non semplicissima.

Non lo ho scritto prima, ma si vedeva che la Compagnia era stanca e non al 100%; anche questa Aurora è così. Gli equilibri dell'Adagio non erano sicurissimi, le piroette della variazione erano poco sostenute, ma ripeto però che l'Aurora della Brauer risulta una buona Aurora.

Compare Carabosse che regala un mazzo di rose con il solito fuso per far sì che la sua maledizione si realizzi, poi scappa, ma colpo di scena!

Entra Myrtha!

No, scusate, hanno solo cambiato l'abito alla Fata dei Lillà, ora veste un tutù ma in versione lunga al ginocchio e si porta dietro due rami di foglie viola che tiene come se fosse Myrtha da Giselle. Questa è stata una “scelta” tecnico-stilistica.

La Fata dei Lillà fa addormentare tutti i personaggi in scena e il primo atto (qui secondo atto prima scena) si chiude qui.

Inizia il secondo atto ufficiale (in questa versione secondo atto seconda scena) e conosciamo finalmente il Principe Desiré, interpretato da Kārlis Cīrulis.

Bello è bello, gambe molto arcuate e piedi meravigliosi. Gli avrei voluto rubare gli stivaletti di scena turchesi che erano WOW; anche se il suo corpetto di ciniglia era rifinito in maniera un po' troppo "paillettosa".

Il suo principe è abbastanza standard a livello interpretativo, ma tecnicamente aveva una qualità di atterraggio dai salti che era una gioia per gli occhi: sicuro e stabile in tutti i salti, specialmente nei doppi tour en l'air. Squisito.

Il secondo atto continua col principe che ha la "visione" di Aurora (sempre in rosa shocking) prima proiettata su un siparietto di tulle (un po' cringe per me) e poi "dal vivo"; se ne innamora e parte con la Fata Myrtha-Lillà su una barca magica alla volta della camera della principessa, dove trovano Carabosse che viene scacciata definitivamente. Finalmente, c'è il bacio del risveglio e via! Ci prepariamo per il terzo atto.Confermo, questa parte è quella che trovo più noiosa di tutte.

Terzo atto, il divertissement noto anche come "le Nozze di Aurora". Siamo quasi alla fine.

Il terzo atto si apre con la Polonaise eseguita in maniera molto pulita e la presentazione degli invitati al matrimonio: Cenerentola e il Principe, Cappuccetto Rosso e il Lupo, Pollicino, Barbablù, la Principessa Florina e l'Uccellino Azzurro, il Gatto con gli stivali e la Gatta Bianca.

I personaggi dopo aver fatto le "Sandra Marchegiano" della situazione lasciano il posto a "I Gioielli", dove rispicca Paula Lieldidža-Kolbina rappresentate il quarzo rosa (così immagino dal colore del tutù). I Gioielli e il Diamante (Annija Kopštāle) han fatto un bel lavoro, rapide e pulite in tutti i loro ingressi.

Kirils Baiduks e Natalja Lipska, rispettivamente il Gatto con gli Stivali e la Gatta Bianca, presentano un bel duetto divertente e giusto.Cappuccetto Rosso (Alisa Tomkoviča) e il Lupo (Robert Nae) risultano deliziosi anche loro.

Uno dei pezzi musicali che amo di meno di tutta Bella è la musica di "Cenerentola", portata in scena da Izabella Monastirska-Urtāne e Aeden William Conefrey: è stato un duetto che non mi è piaciuto granché, non tanto interpretativamente quanto a livello coreografico.

Finalmente arriva il pas de deux più famoso del balletto, secondo solo al duetto del matrimonio, cioè quello dell'Uccellino Azzurro.

Darius Florian Catana è un Uccellino bello e possente, molto bravo, anche se le sue batterie degli entrechat-six non le ho viste così cariche.

Jolanta Lubēja è stata una Principessa Florina da favola, gambe chilometriche, pulita e forte. Si vedeva che è una Principal della Compagnia. Aggiungo anche che questo è stato l'unico tutù che non mi ha urtato il sistema nervoso, era proprio bello.


Jolanta Lubēja & Darius Florian Catana - saluti finali
Jolanta Lubēja & Darius Florian Catana - saluti finali

Finita la sfilata degli invitati ecco finalmente il pas de deux del matrimonio: di bianco vestiti entrano Aurora e Désiré. L'adagio è bello, pulito, elegante e più che dignitoso.

La variazione di Désiré è stata portata egregiamente a casa, con una piccola sbavatura finale, roba di poco conto.

La variazione di Aurora ha subito modifiche coreografiche che mi sembravano fuori musica, non è una delle versioni più belle che abbia visto, ma la Brauer fa bene il suo comunque.

La coda era un po' spenta, poco brio dei piedi e con delle variazioni nei port de bras che mi hanno lasciato un po' interdetto.


Per fortuna, il finale finalone finaloso della Mazurka con tutta la compagnia in scena è stato WOW: geometrie di una precisione millimetrica e un insieme veramente ottimo.

Insomma, lo spettacolo è stato bello, ma non lo riandrei a guardare.

Non ho provato lo stesso trasporto che ho avuto per il Tokyo Ballet, protagonista di un trittico sublime presentato ad ottobre, che sono andato a vedere ben tre volte. (I link sono alle recensioni non richieste che ho scritto qualche mese fa).


Consigliato? Si, la compagnia merita e la versione, per quanto diversa, risulta abbastanza standard. Unico consiglio? Occhiali da sole per schermarvi dai colori troppo saturi dei tutù. Non me ne voglia la costumista Ināra Gauja per le mie iperboliche parole, tolti i tutù i costumi e le scene erano veramente belli!

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